La burocrazia psichica.

 

 

 

 

La burocrazia, che Balzac definiva quel gigantesco meccanismo azionato da pigmei, è universalmente considerata un freno alla nostra ripresa economica. Di fronte alla miriade di leggi, leggine, bolli e protocolli, e con la magistratura che procede a passo di lumaca, nessun imprenditore sano di mente si azzarderebbe oggi a investire in Italia. A me pare che russi e cinesi se la stiano comprando a mani basse, ma non sono un economista e non è questo il punto. Che la burocrazia, come la concepiamo noi, sia un danno, non c'è bisogno di sentircelo dire tutte le sante sere dai talk show. Ce n'è un'altra, invisibile, di cui nessuno parla, la madre di tutte le burocrazie. La potremmo definire burocrazia psichica.
La burocrazia psichica è una prevaricazione sotto mentite spoglie, una ragnatela intessuta di pregiudizi, rabbia e invidia silenti, giudizi sommari e parole trattenute, grazie alle quali il burocrate psichico, solitamente un mediocre di successo, tiranneggia inconsciamente e manipola, senza mai esporsi pubblicamente, impiegati, soci, collaboratori, chiunque bussi alla sua porta dimostrandosi "a pelle" più efficiente, intelligente e meritevole di lui. Coalizzandosi con altri mediocri di provato fallimento, fatali per il Paese ma a lui innocui, egli svaluta, depotenzia e isola gli italiani di qualche valore in quel penitenziario sociale dell'indifferenza di cui i burocrati psichici sono le guardie e le idee originali i detenuti.
La burocrazia psichica è il branco che si fa capobranco, la banalità che si è già fatta regime. Un uomo e una donna non legati a lobby e potentati, col portafoglio e la borsa vuoti ma ben armati delle proprie qualità (intelligenza, creatività e indipendenza di giudizio, insieme all'onestà materiale e morale, sono le più temute) nell'Italia di oggi non hanno scampo. Il burocrate psichico si guarderà dall'affrontarli a mente aperta, confrontandosi in modo trasparente sul progetto o sulla strategia d'impresa proposte, approvandolo o contestandolo. Poiché non ne è all'altezza. Al contrario, ammesso che li abbia ricevuti per sbaglio o puro equivoco, elogerà quel lavoro con entusiasmo, definendolo geniale se non rivoluzionario, per relegarlo inevitabilmente nella soffitta delle proposte irrealizzabili, mentre occorreva solo spendere qualche ora di lavoro e un grammo d'impegno in più.
Al burocrate psichico l'innovazione spaventa, osare una parolaccia, faticare indecoroso. Lo terrorizzano perfino i guadagni che potrebbe ricavare dallo sfruttamento di qualcosa che poi non sarebbe in grado né di gestire né di riprodurre autonomamente. Invece di circondarsi di collaboratori in gamba, come una signora si adorna di una collana di pietre preziose, il burocrate psichico privilegia la lana alla seta. Ama nel prossimo se stesso: la perla falsa.
Considera prevaricanti ed eccessivamente ambiziose le persone che non gli leccano le scarpe, solo perché proietta in loro i suoi due difetti principali, apatia e velleitarismo. L'unica cosa che gli preme è lo status quo, la conservazione della propria modesta egemonia, clonare modelli d'auto o brutture architettoniche o in politica formule trite e ritrite. Tratta esclusivamente business superati, scampoli dei tempi andati che fruttano ancora qualche margine di ricavo, fedele al proprio motto: "finché dura c'è verdura".
È convinto che lavorare sia passare incessantemente da una riunione all'altra. Prima di "Ti amo", la frase più pronunciata in Italia anche oggi sarà "Sto in riunione, ti richiamo". Non richiamare mai il vezzo dei nuovi ricchi del potere. Una leadership di gnomi in riunione a oltranza. Le fabbriche italiane chiudono mentre le catene di montaggio di chiacchiere restano aperte giorno e notte. I burocrati psichici sono come i soldi per Wall Street: non dormono mai. Con la differenza che i nostri pigmei mentali non producono nulla.
Per la psicoburocrazia chiunque crei è un nemico. Le mezze tacche i nuovi guardiani d'Italia: un paradiso senza qualità. La burocrazia psichica che impera in società ed enti, aziende pubbliche e private, partiti e conventi, scuola e associazioni sportive, è l'inconscia loggia segreta che devia su binari morti le frecce del pensiero, i convogli di idee rigeneranti, le nuove visioni del mondo.
 
Diego Cugia, 2014