Streghe.
Le streghe nascono in epoca antica, in un mondo pagano e animista, in cui il limite fra naturale e sovrannaturale era molto sottile. Erano le responsabili dei culti della natura e della fertilità e le loro conoscenze venivano dalla unione del mondo materiale e tangibile con quello numinoso (occulto e segreto).
Con l'avvento del Cristianesimo, il culto, diventato sotterraneo, proseguì la sua storia di adorazione del dio Cornuto (il dio della fecondità e della fertilità), rappresentato, fin dal paleolitico, come un uomo ricoperto di pelli di cervo con in testa un palco di corna ramificate. Solo nel Trecento la Chiesa questa figura a Satana.
Con il passare del tempo il culto del dio Cornuto si mescolò veramente con quello del Diavolo cristiano e streghe e stregoni cominciarono ad inscenare sabba ed esba.
La caccia alle streghe altro non fu che lo scontro tra due culture: da un lato la Chiesa e lo Stato, il modo di pensare accettato e riconosciuto, dall'altro una cultura alternativa che viveva di pratiche tramandate da millenni, in cui l'elemento magico era la base di ogni conoscenza.
Siccome gli dei del paganesimo erano considerati alla stregua di demoni, le streghe, buone o cattive che fossero, erano da considerarsi alleate del Maligno.
La Chiesa iniziò allora ad attribuire a queste donne diverse un forte senso catartico. Bruciare una strega era un modo di trovare una colpa a tutto quello che non andava bene nel mondo, al male che continuava ad avanzare.
Nel medioevo possiamo distinguere due tipi di streghe: le adoratrici e le amanti di Satana (dette streghe cattive o streghe nere)e le adoratrici di Diana-Erodiade (dette streghe buone, streghe bianche o fate).
La società di Diana, chiamata spesso Oriente, non aveva connotazioni negative per il clero.
Le adepte erano viste come donne normali, praticanti riti leciti per propiziare la fertilità dei campi. In un testo del 1142, il Canon Episcopi di Graziano, in cui si analizza il culto di Diana, l'autore sostiene che i voli notturni e le riunioni di donne adoratrici del demonio non erano altro che fantasie e chi ci credeva, era stato indotto a farlo dal demonio.
In genere le streghe erano donne del popolo: cartomanti, levatrici, guaritrici, donne con conoscenze di erboristeria e astrologia. Presto furono accusate di scatenare la grandine e provocare siccità, far morire animali domestici e bambini succhiandogli il sangue, uccidere o rendere sterili le persone, ma anche trasformarsi in animali (prevalentemente gatti, capre, pipistrelli e gufi) e ungersi il corpo per volare (solo dopo il '500 le streghe cominciarono a usare il bastone o la scopa per volare, prima lo facevano a cavallo di alcuni animali o senza ausili esterni).
La caccia alle streghe vera e propria ebbe inizio nel primo Quattrocento con i sermoni di Bernardino da Siena, che per primo le indicò come amanti del demonio.
La svolta che portò all'inizio della ferocia nei processi e nelle condanne, avvenne alla fine del Quattrocento con la bolla papale Summis Desiderantes, promulgata da Innocenzo VIII, e, soprattutto, con il Malleus Maleficarum, un testo voluto dai domenicani e scritto da Sprenger e Institor in cui possiamo leggere a proposito delle streghe:
"... scatenano grandinate, venti dannosi con fulmini, procurano sterilità negli uomini e negli animali, i bambini che non divorano li offrono ai diavoli...".
La Chiesa si stava preparando a far diventare le streghe il capro espiatorio di ogni male del mondo.
Ma come mai questi culti ebbero una tale diffusione?
Vedendo le condizioni di vita di quel periodo non c'è da stupirsi che ci fosse, da parte del popolo, una ricerca di soddisfazioni immediate (di tipo sessuale e non) che presto diventarono anche una sfida dichiarata e spettacolare nei confronti dell'ordine costituito (rappresentato dalla Chiesa, dai nobili, dalla nuova borghesia, insomma da chiunque detenesse il potere).
Il sabba rappresentava l'opportunità di entrare in una comunità più vasta e potente, capace di dare piacere e soddisfazione, mischiate ad un senso di antagonismo in un gruppo che mostrava invulnerabilità.
Chi partecipava al sabba stava all'aperto,giocando, bevendo, e sperimentando i piaceri del sesso in un grande disegno di armonia con la natura.
La Chiesa in cambio garantiva solo tasse, penitenze, preghiere, castighi e soprattutto la rinuncia completa al mondo materiale e sensibile, quindi al piacere.
Finalmente il popolo aveva tutto quello che gli era sempre stato precluso: cibo, erotismo, senso di ribellione, trasgressione e auto affermazione. Finalmente ci si sentiva vivi.
Di contro la società del periodo era misogina, con una sessuofobia portata all'estremo. L'avvento del Cristianesimo aveva cancellato il pensiero dei Greci e dei Latini che vedevano il piacere come una cosa positiva.
Considerando che l'ideale di vita più importante era quello monastico, il potere costituito ovviamente si avventò contro questi riti. La vita sessuale doveva essere limitata al matrimonio e alla procreazione.
Ogni tipo di piacere doveva essere escluso. Il corpo non era altro che un vile involucro che conduce la mente verso quello che presto sarà considerato il peccato per eccellenza: la sessualità.
Di contro, gli uomini erano difficilmente perseguiti, perché, secondo i teologi medievali, il termine "femmina" deriva da a fe et minus, sprovvista di fede e quindi più facile a cadere in tentazione.
La donna era considerata da sempre la tentatrice dell'uomo (basta vedere la figura di Eva nella Bibbia), colei che attraverso la lussuria e l'erotismo, precipita l'uomo tra le braccia di Satana.
Cecco Angioleri scrisse in quel periodo: "La donna è radice, ramo e frutto di ogni male".
Francesca Belotti, GianLuca Margheriti, 2011