Vecchio lupo solitario.

 

 

 

 

Se ne stava assorto, immerso nelle proprie menate esistenziali e quotidiane, quando s'accorse della sua presenza. Fece il solito cenno di saluto col capo, senza emettere alcun suono. Da tempo ormai preferiva, salvo ben individuate eccezioni, rimanere in solitudine. Gli anni ne avevano peggiorato, o migliorato, la condizione, e lui amava definirsi un vecchio lupo solitario.
L'umanità gli procurava disagio, lo annoiava, socializzare gli era sempre più difficile, per cui cercava accuratamente di ridurre gli incontri ravvicinati del terzo tipo coi suoi simili al minimo indispensabile, e, se necessari, raschiava sino all'osso il tempo da dedicar loro.
Gli si sedette di fronte, come per invitarlo al dialogo, pur sapendo che sarebbe stata ardua impresa riuscire a fargli snocciolare qualche frase compiuta.
Lui la fissò per un paio di secondi, senza proferire nessuna parola di circostanza.
Tra loro, qualche decennio prima, c'era stata una breve, ma indimenticabile, stagione di ardente passione; quel tipo di incontro che traccia un segno indelebile: non una parentesi che lascia inalterato il prima e il dopo, ma un inciso che plasma e modifica l'essere.
Lei, sebbene oltremodo estroversa, amante della compagnia, intollerante alla solitudine, era stata attratta inesplicabilmente da lui, e, dopo anni, archiviato sesso e passione, lo era ancora, tanto che, ogni tanto, sentiva il bisogno di averlo accanto.
Lui, al di là dalla apparenza, piaceva occasionalmente perdersi nei suoi occhi, sentire quella risata, che definì quando la conobbe " insidiosamente erotica".
Gli chiese cosa pensasse di quanto accaduto qualche giorno prima a New York, l'attacco alle Torri Gemelle, e ebbe risposta concisa: mai fidarsi degli americani e della loro verità. Continuò dicendole che avrebbe atteso la versione ufficiale dei fatti e che prima o poi gli USA, fosse confermata l'ipotesi Al Qaeda, viste le "macellerie" aperte a chiuse a proprio piacimento e interesse dagli yankees in ogni parte del mondo nel secolo scorso, dovevano aspettarselo.
Ne aveva anche piene le tasche della informazione monopolizzata dall'evento, asservita penosamente, dimentica di stragi quotidiane, di milioni di morti per guerre, sfruttamento, di milioni di bambini morti per fame e malattie.
Per lui era faccenda di poco conto. Cinismo o analisi realistica della storia? Certamente entrambe le cose, pensò lei, ma non disse nulla in merito, anche perché lo vide socchiudere gli occhi come se stesse scorrendo mentalmente le iniquità del mondo.
Dopo un silenzio che a lei parve infinito, le domandò se volesse qualcosa da bere, e, avuta risposta affermativa, si allontanò verso casa, lasciandola sola nel piccolo giardino pieno di bouganvillee in tarda fioritura. Nell'attesa del ritorno, si alzò e guardò il mare sfavillante di riflessi del tramonto.
Le portò la vodka lemon, mentre lui si fece la solita birra rossa corretta rhum bianco.
Lui le chiese quali impegni avesse per la sera, intimamente sperando fosse libera.
Decisero, dopo un lungo, profondo, gioco di sguardi, parole in libertà, accennati sorrisi, sonore risate, di passare la notte insieme. A entrambi parve non esserci nulla di più intrigante che trascorrere una notte di fine estate nell'attesa dell'aurora, tra stelle e mare, tra parole e silenzi, nel chiarore lunare, seduti su vecchie, malandate sdraio di legno. Una pura e semplice simbiosi di percezioni, sensazioni, vibrazioni, da cui il sesso ne sarebbe stato escluso.
Per un notturno di fine estate con lei, il vecchio lupo avrebbe fatto a meno della sua solitudine. 
  
Calico Jack, 2001