La creatività, ovvero dello spegnimento del cervello.

 

 

 

 

La creatività è merce sempre più rara: lo sostiene la psicologa Kyung Hee Kim del William & Mary College di Williamsburg(USA) nel suo studio "La crisi della creatività: il calo dei punteggi nei test di Torrance sul pensiero creativo". Analizzando i punteggi ottenuti in 300.000 test dagli anni '50 ad oggi, la Kim ha trovato che la creatività è in caduta libera almeno da 20 anni.
E il fenomeno avrebbe anche una spiegazione semplice: secondo le neuroscienze, infatti, essere creativi non è un divertimento, ma piuttosto una realtà rivoluzionaria e sgradevole. Il pensiero libero è provocatorio e pericoloso: a essere creativi sia fa perciò una gran fatica.
Lo sostiene, con un gran numero di esempi e con una scrittura brillante, Alf Rehn, docente di innovazione al Royal Institute of Technology di Stoccolma e autore di "Dangerous ideas"(Franco Angeli).
"La creatività è sofferenza, richiede di mettersi in discussione, di buttarsi tutto alle spalle e sfidare il buon senso", dice. "Il cervello è pigro e viziato dall'abitudine: può diventare il peggior censore delle idee creative", continua Rehn. "E' un organo che ama gli schemi e le ripetizioni, odia e scoraggia la novità. Fintanto che lo nutriamo di idee che può facilmente incasellare nei suoi schemi, ci gratifica con dosi di dopamina che ci fanno stare bene. Quando invece pensiamo a cose provocatorie e innovative, il rubinetto della dopamina si chiude e aumenta la produzione di ormoni dello stress: il cervello vuole farci capire che, quando siamo creativi, non è contento di noi. E ci ga soffrire."
Come difendersi? I professionisti del jazz e del cabaret lo fanno d'istinto: quando improvvisano, mettono a riposo la corteccia prefrontale dorso laterale, associata all'autocontrollo. La ricetta per essere creativi, quindi, è semplice e sovversiva al tempo stesso: spegnere il cervello. O almeno la sua parte più bacchettona. 
"Il modo migliore per diventare creativi è riflettere soprattutto sulle cose che tendiamo a disapprovare. La prossima volta che bolli un'idea come sgradevole, fermati e domandati: cosa stai cercando di proteggere? Cosa vuoi evitare di imparare? Avvertire disgusto per un'idea è il primo segnale che abbiamo raggiunto i limiti imposti dal nostro cervello. Oltre quella palizzata c'è la creatività".
  
G.Aluffi, 2012