Bellocchio.

 

 

 

 

Nell'ufficio romano di Marco Bellocchio anonima gabbia al piano terra di un palazzone romano appoggiato alla Nomentana, in cui sostenere il peso delle idee tra pile di sceneggiature, fotografie in bianco e nero, cartoline autografe del ventennio e tomi di Hegel, siede il regista che porta il suo nome.
L'intera opera di Bellocchio poggia sulla rivolta. Al sistema e alle sue ipocrisie.
Vaticano, famiglia, esercito.
Ventiquattro film in mezzo secolo di attività.
Premi, polemiche, divieti, riflessioni.
Bellocchio non ha fretta.
Ha tempi da artigiano, pause, ripensamenti continui.
Negli occhi stretti, la febbre dell'ex allievo dei barnabiti che all'alba degli anni sessanta, con "I pugni in tasca" destrutturò un secolo e mezzo di consuetudini borghesi.
Quando prolunga un ragionamento, si fa aiutare dalle mani.
Allora disegna progetti nell'aria, per poi riposare in attesa di una nuova partenza.
È timidezza, tormento, curiosità.
Si accende, ribatte, sottolinea, precisa.
Con gli sciocchi, questo problematico disturbatore delle certezze altrui battaglia da sempre, armando una dialettica che ha il solo vizio di non conoscere superficialità.
Nel suo recinto, la sinistra potenza dell'immagine non corrisponde mai allo sforzo economico.
È un giardino di visioni e incubi, estremamente riconoscibili, che descrivono da una prospettiva ravvicinata la vigliaccheria del sopruso, senza promettere epifanie di salvezza.
Alle figure cui tocca la sua metaforica carezza capita di rimanere nella memoria.
E sono ricordi inadatti a far pace.
Allarmi che Bellocchio suona in solitudine.
È già estate.
Tra poco finirà.
Lino, cotone, appunti.
Lui parla per due ore, senza percepibili sbandamenti.
La chiesa di una vita, non l'ha ancora trovata.
Così bussa, interroga, si appassiona, abbraccia e rifiuta.
Ad ottobre, le stagioni saranno settantuno.
Bellocchio migliora con il tempo, spostando la frontiera della sperimentazione sempre un passo più in là.
Quando a intervista conclusa, gli prospetti il futuro, accelera il congedo:
"Qualcosa faremo, proveremo a non annoiarci".
Accompagna, saluta, chiude la porta.
Solo.
Finalmente.
 
1965 • I pugni in tasca
1967 • La Cina è vicina 
1969 • Amore e rabbia 
1972 • Sbatti il mostro in prima pagina
1972 • Nel nome del padre 
1976 • Marcia trionfale 
1977 • Il gabbiano 
1980 • Salto nel vuoto 
1982 • Gli occhi, la bocca
1984 • Enrico IV
1986 • Diavolo in corpo
1988 • La visione del sabba
1991 • La condanna
1994 • Il sogno della farfalla
1997 • Il principe di Homburg
1999 • La balia
2001 • L'ora di religione
2003 • Buongiorno notte
2006 • Il regista di matrimoni
2009 • Vincere
2010 • Sorelle Mai.

 
Malcom Pagani, 2010