Psicopatolgia del cellulare.

 

 

 

 

Non c'è dubbio che, da un punto di vista psicologico, il cellulare è un regolatore e un moderatore della angoscia di separazione, determinata non solo dalla lontananza fisica, ma soprattutto da quella più intollerabile di natura sentimentale che nasce dai vissuti di mancanza e di perdita del contatto con l'altro.
E' un sentimento, questo,che abbiamo provato più volte da bambini quando la mamma si assentava.
La possibilità che il cellulare ci offre di superare questa distanza e sopperire a questa assenza dice quanto le sindromi infantili sono presenti ed attive in noi, e quanto, incapaci di superarle, le tamponiamo col mezzo tecnico.
Ma chi è un uomo che non sa tollerare la distanza e l'assenza, che non sa stare solo con sé, che traduce subito la solitudine in un vissuto d'abbandono, quando non addirittura in una perdita di identità?
"Pur avendo il cellulare sempre acceso non mi chiama e non mi scrive nessuno, quindi sono nessuno".
I sentimenti non hanno mediazioni razionali, il loro modo di procedere è da cortocircuito.
Le conclusioni arrivano presto. E allora mettiamoci noi a telefonare, a chattare, a scrivere mail, non perché abbiamo davvero qualcosa da dire, ma per soddisfare un bisogno di sicurezza incrinato, da ricostruire con contatti continui, per non dire compulsivi.
Non tolleriamo la distanza, non sopportiamo l'assenza,viviamo come dono degli altri, come loro concessione, in uno stato di dipendenza parziale o totale, che la dice lunga sul nostro stato infantile e sulla nostra mancanza di autonomia.
Sappiamo però che l'infanzia non conosce solo la dipendenza, ma anche l'onnipotenza. Un'onnipotenza magica, che forse compensa la dipendenza reale del bambino nei confronti degli adulti che lo aiutano a crescere.
Le nuove tecnologie al servizio della comunicazione soddisfano anche il bisogno infantile di onnipotenza, perché garantiscono illusoriamente il dominio e il controllo delle persone e degli eventi che ci interessano,con conseguente ridimensionamento dell'ansia a essi connessa.
L'ansia non viene elaborata, ma immediatamente agita e placata dalla risposta e dalla rassicurazione dell'altro. Ciò comporta che le nostre capacità interiori di gestire ansie e conflitti si indeboliscono progressivamente, e al loro posto subentra quella sorta di delirio di onnipotenza che ci dà l'illusione, ma non più che illusione, di poter controllare la realtà a distanza con la semplice attivazione di una tastiera o di un auricolare. 
 
Umberto Galimberti, 2009