Genar 2014. Dena Bawa.

 

 

 

 

 

 

 

 

Dena Bawa è la storia del pozzo di Giorgia e delle donne di Gogoni che diventano ancor più artefici e protagoniste della loro comunità. Le foto, salvo una, rappresentano la tragica realtà dell'approvvigionamento di acqua ove non vi sono pozzi potabili.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'acqua è vita.


Più di un miliardo di persone nel mondo in via di sviluppo non ha accesso ad acqua potabile, 2,4 miliardi non hanno servizi igienici adeguati. Il mancato o limitato accesso all'acqua ha un impatto devastante a livello sanitario: la mancanza d'acqua pulita e di pratiche corrette a livello igienico-sanitario provoca la diffusione di diarrea, colera, tifo e altre infezioni, che diventano inesorabilmente letali se non vengono curate in tempo.
Basti pensare che l'acqua impura e la mancanza di igiene costituiscono una delle prime cause di decesso nei bambini africani, per i quali disturbi come la diarrea possono risultare mortali. Un bambino in Africa ha una probabilità 520 volte maggiore di morire di diarrea rispetto ad un bambino nato in Europa. Ogni anno più di 1,8 milioni di bambini muoiono a causa di tifo, colera, dissenteria, e gastroenterite. La diarrea è la principale causa di malattia e di morte in Africa, e l'88% dei decessi per diarrea sono legati alla mancanza di servizi igienici e di acqua pulita. L'accesso a fonti sicure riduce i tassi di mortalità infantile di oltre il 20%. Le conseguenze della scarsità dell'acqua nel continente africano sono inoltre gravissime per donne e bambine, a cui viene tradizionalmente assegnato il compito di ricerca dell'acqua, quasi sempre presso fonti non protette (fiumi stagionali, pozze, fonti e acquitrini). Gli effetti sociali sono disastrosi: incuria dei figli, mancanza d'igiene domestica, assenteismo scolastico.
Nell'Africa rurale in media ogni famiglia spende il 26% del proprio tempo per andare a prendere acqua, un compito che tocca quasi sempre alle donne; la distanza che in media ogni donna percorre a piedi quotidianamente per raggiungere una fonte d'acqua pulita è di 5 chilometri, il peso dell'acqua che ogni donna africana trasporta ogni giorno è pari, in media, a 20 chili. Tempo e forze distolte alla cura della famiglia e della propria salute, all'istruzione e alle attività generatrici di reddito. Attraverso il programma WASH (Acqua e Igiene), AMREF si propone di migliorare l'accesso all'acqua potabile, attraverso la costruzione di pozzi, acquedotti e cisterne per la raccolta dell'acqua piovana, rafforzando questo intervento con una formazione continua delle comunità sulle norme di educazione igienico-sanitaria e sulla prevenzione delle infezioni causate dall'insalubrità dell'acqua.
Nel corso del 2012 AMREF ha coinvolto 14 milioni di persone in Africa nei suoi programmi per l'accesso alla salute e all'acqua sicura. Negli slum di metropoli come Nairobi e Kampala, così come nei villaggi rurali, lo scopo ultimo dei nostri progetti è sempre quello di migliorare la salute delle comunità, rendendole non semplici beneficiarie ma protagoniste e artefici del proprio sviluppo. Migliorare l'accesso all'acqua potabile e a servizi igienico-sanitari adeguati ridurrebbe drasticamente malattie e morte nei paesi poveri: una disponibilità di acqua pulita riduce la mortalità fino al 25%, mentre i servizi igienici la riducono del 32%. (AMREF, 2013)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il pozzo di Giorgia.
Raccontato da Erik Kariuki di AMREF.

 

 

Dena Bawa, questo è il nome che la comunità ha dato al pozzo, si trova in Kenya, nel villaggio di Gongoni, nel Distretto di Magarini, che conta una popolazione di circa 380.000 persone. Dal punto di vista climatico il distretto è caratterizzato da due stagioni delle piogge: una breve (da novembre a dicembre)e una lunga(da marzo ad aprile). Nonostante il turismo sia divenuto negli ultimi anni una voce importante nell'economia del distretto, è l'agricoltura l'attività economica principale, seppur sviluppata a livello familiare e non industriale. Il territorio comprende la parte costiera dedicata al turismo e quella interna dedicata all'agricoltura che si regge principalmente sulla produzione di mais e fagioli, che richiedono molta acqua in particolare nel primo periodo dopo la semina.
Soprattutto nelle zone interne le risorse idriche del distretto sono limitate e comprendono fiumi e torrenti stagionali che si prosciugano con l'innalzamento delle temperature e la fine della stagione delle piogge. L'unico fiume perenne è il Galana. Seppur in misura minore rispetto ad altri, anche il distretto di Magarini è soggetto a periodi di siccità, soprattutto nelle zone agricole interne, che si traducono in carestie e aumento di malattie legate all'uso di acqua contaminata, incrementando l'alto tasso di mortalità che si registra nell'area. I gruppi etnici originari di Magarini sono i Pokamo ed i Girama, ma ormai nel territorio sono presenti tutti principali gruppi etnici del Kenya perché le opportunità di lavoro create dal turismo hanno provocato un forte aumento dell'immigrazione. "I problemi principali che devono affrontare le comunità della costa sono molti e diversi. I principali sono gli alti livelli di povertà, i bassi livelli d'alfabetismo, le stagioni delle piogge con precipitazioni non adeguate, le pratiche culturali retrograde che contribuiscono alla mancanza di possibilità analoghe per ragazzi e ragazze".

 

Area d'intervento.
Sin da giovani, le donne e le ragazze hanno la maggior parte se non tutto il carico dei lavori dentro e fuori le loro abitazioni, compresi l'approvvigionamento dell'acqua, la raccolta della legna, badare ai bambini e alla casa. Tutto questo è aggravato dal fatto che, per motivi culturali, molte donne diventano madri molto giovani senza avere possibilità di scelte alternative.
Questo non solo porta a famiglie più grandi, difficili da mantenere con le poche risorse a disposizione, ma priva le donne e le ragazze di spazi sociali e di attività economiche di cui possano essere protagoniste, come la scuola o attività generatrici di reddito. AMREF interviene in questo territorio per portare acqua pulita e potabile alle popolazioni locali, rafforzando le capacità delle comunità di gestire autonomamente le risorse idriche, formando le comunità (in modo particolare le donne) nella realizzazione di orti comunitari, alfine di migliorare lo stato nutrizionale delle famiglie. L'obiettivo specifico di AMREF consiste nell'aumento dell'accesso all'acqua pulita del 20%, fino all' 87% della popolazione, e il miglioramento della diffusione delle corrette pratiche di igiene del 26%, fino al 78% della popolazione, entro il 2016.
"Il mio sogno è che in quest'area si possa arrivare a un'effettiva eguaglianza tra i sessi e ad un livello d'analfabetismo prossimo allo zero. Un territorio dove la disponibilità di acqua pulita rappresenti un diritto e dove l'acqua sia disponibile a tutti, almeno 20 litri il giorno. Questo permetterà un aumento della frequenza scolastica, un miglioramento dell'offerta sanitaria e degli indicatori sanitari in generale. Quando questo avverrà, emergeranno più donne leader, e in questo modo si arriverà anche ad una più equa distribuzione delle risorse. Vedo un alto standard di vita per il nostro popolo che porterà allo sviluppo questa nazione".


Produzione di mattoni.
Spesso alcuni membri delle comunità sviluppano una piccola attività generatrice di reddito nella fabbricazione di mattoni di argilla intorno ad alcune fonti d'acqua: la loro vendita per il miglioramento delle case e per la costruzione di altri servizi portano un guadagno anche ai comitati di gestione dei pozzi, riutilizzabili per ulteriori attività sul territorio.


Il lavoro con le comunità.
Per quanto riguarda la realizzazione del pozzo Dena Bawa, i lavori sono attualmente in corso (ora sono terminati, nota mia). Durante una prima fase, il progetto viene modellato sulla comunità in base ai problemi che la popolazione sta affrontando, le risorse materiali ed umane a disposizione, le potenzialità dei membri della comunità e le tradizioni locali. La comunità è coinvolta attraverso incontri e riunioni periodiche tra lo staff AMREF e la comunità stessa.
"L'obiettivo della mia carriera è stato sempre quello di contribuire al miglioramento degli standard di Salute Pubblica attraverso il sostegno alle comunità bisognose,e povere, in modo da metterle in condizione di esprimere il loro massimo potenziale e fare scelte informate che impattino positivamente sulle loro vite. Credo che il migliore investimento sia quello sulla propria salute, perché porta ad altri vantaggi e a un generale miglioramento della propria vita. Ho scelto di lavorare in AMREF proprio per questo motivo, per interagire strettamente con le comunità dove loro vivono. Questo mi permette di avere una più profonda comprensione delle dinamiche della loro vita, comprensione che porta ad idee che aiutano a rimuovere sofferenze e dolori tra i membri delle comunità, idee significative e alla loro portata".
La comunità partecipa al progetto condividendo inoltre le spese, svolgendo lavori non qualificati e trasportando materiale reperibile localmente per costruire il pozzo. "Vi sono diversi tipi d'approccio al lavoro con le comunità, ed è fondamentale trovare un giusto bilanciamento tra loro. Questa è la chiave di successo degli interventi di AMREF; avere come partner le comunità e contribuire col tempo allo sviluppo delle loro capacità. Senza le comunità il nostro lavoro non esisterebbe e il tanto che abbiamo fatto e documentato non ci sarebbe.
Le comunità sono mobilitate per fornire la sicurezza negli interventi (pozzi per l'acqua, trasporto di materiali edili), manovalanza, materiale da costruzione localmente disponibile, ad esempio ghiaia, sabbia, acqua per una costruzione".
"La manovalanza è per scavare le fondamenta, preparare la calce sotto la guida di un muratore e/o trasporto di materiali dal punto A al punto B. Questo porta ad un senso di proprietà del progetto e degli interventi, e la comunità si sente parte del progetto, lo vede come proprio e non come una donazione". È la stessa comunità che elegge i membri del Comitato Responsabile della risorsa idrica, che si occupano di assicurare la manutenzione del pozzo e degli interventi necessari a mantenere l'acqua potabile e non contaminata. Il Comitato costituito da 10-15 membri ha un suo presidente/presidentessa, un tesoriere ed un segretario. La commissione è dominata con una presenza media del 70% dalle donne che sono responsabili anche del progetto del pozzo.
Il terreno dove è ubicato il pozzo non è di proprietà della comunità, ma è stato concesso gratuitamente dal proprietario che è anche un membro della commissione. Alcuni membri del Comitato hanno quindi partecipato a un corso di formazione tecnica per la futura manutenzione del pozzo. La comunità è responsabile delle attività del tecnico addetto alla pompa del pozzo, del materiale fornito da AMREF per la manutenzione (olio, lubrificante, pezzi di ricambio), della raccolta fondi per le piccole spese necessarie per l'ordinaria manutenzione e per garantire il corretto funzionamento della fonte idrica.
Viene inoltre designato e formato un Responsabile Finanziario, che diventa un tesoriere e che è addetto all' organizzazione della cassa comune per i pezzi di ricambio e decide la tassazione da imporre ai beneficiari. In linea di massima, ogni famiglia, se può,e molte non hanno neanche un reddito sufficiente paga di media l'equivalente di 0,06 euro al mese per usufruire dell'acqua. I responsabili della comunità, dunque, adeguatamente formati dallo staff AMREF, si occuperanno non solo della gestione del proprio pozzo e del suo corretto funzionamento, ma anche della sua durata nel tempo. I lavori di scavo del pozzo Dena Bawa sono in corso (ora sono terminati, nota mia), in una seconda fase interverranno poi gli artigiani che realizzeranno la struttura in mattoni e la copertura in cemento ed installeranno la pompa per il prelievo dell'acqua.
Lo staff di AMREF ha terminato le attività relative all'analisi idrogeologica del terreno, per verificare la potabilità dell'acqua. In genere l'acqua di falda è pulita e sicura per il consumo, dato che le acque piovane sono in natura filtrate attraverso vari strati di sabbia e ciottoli sotto la superficie. Nel rapporto che ci è pervenuto risulta che la falda acquifera di Dena Bawa è stata trovata a 6 metri di profondità, con una colonna d'acqua di 1,2 metri di profondità che è sufficiente per i 42 nuclei familiari che beneficiano di questo pozzo. Con la parola "famiglia" in questa zona dell'Africa si indicano nuclei composti in media da 7 persone coi loro animali. Una volta realizzati i lavori di a rivestimento del pozzo con i mattoni si procederà all'installazione della pompa ad aspirazione alternata per permettere alla comunità di poter utilizzare la struttura.


Lo stato avanzamento lavori.
Il tipo di pompa che sarà installata è composta da uno stantuffo ed un pistone che si muovono su e giù in un cilindro chiuso da due valvole. Quando lo stantuffo si muove verso l'alto spinge l'acqua attraverso la valvola di uscita ed allo stesso tempo, trascina acqua nel cilindro attraverso la valvola di ingresso, permettendo alla stessa di raggiungere la superficie.
Questo tipo di pompa permette di aspirare circa 200 taniche da 20 litri di acqua al giorno, equivalenti a circa 4.000 litri ed è considerata ideale per le comunità di medie dimensioni, come quella di Gongoni, sia perché è utilizzabile manualmente sia per la facilità di recupero dei materiali di ricambio e della sua manutenzione. Dopo aver installato la pompa il pozzo verrà disinfettato con il cloro per prevenire la proliferazione di batteri. Il ruolo delle donne nella realizzazione di un pozzo: la testimonianza di Musembi, operatore di AMREF in Kitui.
"Nonostante il terreno di queste zone sia molto duro e difficile da scavare, sono principalmente le donne ad occuparsi dello scavo perché sono responsabili della ricerca dell'acqua, e hanno tutto l'interesse a che questi lavori finiscano il più presto possibile.
Ma non solo, sta aumentando anche il numero di donne che scelgono la professione di artigiane, ed AMREF le forma in questo senso. Le cose stanno un po' cambiando nella società africana, anche se lentamente, e AMREF risponde a questo bisogno emergente avviando le donne allo svolgimento di una professione. Accanto ad un nuovo desiderio d'indipendenza economica c'è il fatto che le donne sono lasciate spesso sole a gestire la famiglia, perché i mariti sono assenti in cerca di "denaro". Di fronte a questa situazione alcune donne si arrangiano come possono, altre decidono di prendere in mano la situazione e crearsi una professione, che permetta loro di sfamare i propri figli ed essere indipendenti dai mariti.
Inoltre le donne sono spesso molto più apprezzate degli uomini perché più affidabili sul lavoro e perché, visto che il loro unico obiettivo è accudire la famiglia è certo che il denaro che guadagnano verrà sicuramente utilizzato per la famiglia e non speso in alcoolici o altro".


La formazione delle comunità.
La fase conclusiva del progetto idrico, prevede, infine, la realizzazione di un corso per tutti i responsabili della comunità di Gongoni sull'educazione ambientale e sanitaria. La formazione procede attraverso una serie di incontri periodici nei quali si utilizzano schede e disegni semplificativi per mostrare le corrette pratiche igienico-sanitarie da seguire. Nello specifico, lo staff tecnico di AMREF realizzerà corsi sulle principali norme igieniche, le malattie legate all'uso di acqua contaminata (dissenteria, colera, malaria, epatite A, tifo, vermi), come trasportare l'acqua(evitare di usare taniche "sporche" per trasportare acqua pulita), come conservarla e come non sprecarla (anche poca acqua stagnante vicino al pozzo attira le zanzare e quindi porta la malaria). A questi seguiranno i corsi di educazione ambientale incentrati sull'importanza di insegnare tecniche per sfruttare l'acqua nella coltivazione di orti, dare nozioni base di marketing dei prodotti che nasceranno grazie a Dena Bawa.
I corsi saranno rivolti prevalentemente alle donne, perché sono loro che si occupano solitamente di approvvigionamento e di recuperare acqua. Le lezioni avranno luogo tutti i giorni, per circa due mesi e le "classi" saranno normalmente di 12 persone, non di più. Gli strumenti che forniamo sono semplici e alla portata di tutti. Per nessun motivo le comunità devono sentire le attività di AMREF come estranee alla loro cultura o alle loro abitudini. Al termine dei corsi saranno infine distribuite circa 100 confezioni di semi di frutta e verdura delle colture locali, ma anche piantine di alberi per sopperire ai problemi di disboscamento. Partendo da questi semi, i gruppi che partecipano al programma potranno dare vita a dei piccoli vivai.
Usando l'acqua del pozzo, in alcuni casi con semplici impianti di irrigazione, avranno l'obiettivo di far germinare queste piantine e farle crescere quel poco sufficiente a venderle nelle "farms" (fattorie) che fanno le vere e proprie colture. Con il ricavato di questa prima vendita potranno comprare altri semi e attivare un processo virtuoso in favore della comunità.
Le attività agricole saranno portate avanti dunque parallelamente ad un'attività di sensibilizzazione della comunità locale sulle cause che portano all'erosione del suolo (deforestazione, attività agricole presso pendii molto ripidi, il ricorso indiscriminato alla tecnica del "taglia e brucia", attività agricole lungo gli argini dei fiumi, pascolo intensivo) e sui rimedi più efficaci, aumento della copertura boschiva, metodi appropriati di coltivazione, stabilizzazione degli argini dei fiumi, pascolo controllato).
"Sogno un ambiente sostenibile dove gli alberi sono al centro della discussione in tutti i progetti di sviluppo. Una società che metta tra le sue priorità la protezione, il ripristino e la conservazione delle fonti d'acqua come i fiumi, laghi e le acque di falda". Ogni orto verrà recintato al fine di essere protetto da eventuali incursioni di animali alla ricerca di cibo. La parte di coltivazione vera e propria (crop area) e quella per la produzione di foraggio (fodder area) sarà gestita su base comunitaria e i prodotti verranno equamente ridistribuiti all'interno dei membri del comitato che si occupa dell'orto. Gli alberi invece coltivati nei vivai verranno distribuiti ai diversi nuclei familiari e piantati vicino alle case. Naturalmente AMREF, come d'abitudine, continuerà a supervisionare e collaborare con la comunità per qualche anno, onde assicurarsi che il processo sia veramente inarrestabile. (AMREF, 2013)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

AMREF.


AMREF (African Medical and Research Foundation) è la principale organizzazione sanitaria no profit del continente africano. Lavora in Africa da 56 anni, contribuendo allo sviluppo socio-sanitario del Paese, in particolare nelle aree più remote e marginalizzate. È stata fondata a Nairobi nel 1957 per iniziativa di tre chirurghi e in oltre mezzo secolo di attività ha soccorso, curato e istruito milioni di persone. Oggi AMREF impiega in Africa circa 900 persone, per il 97% africani, e gestisce 140 progetti di sviluppo sanitario in Etiopia, Kenya, Sudafrica, Senegal, Sud Sudan, Tanzania e Uganda, con il coinvolgimento attivo delle comunità, del personale e dei sistemi sanitari locali.
Nei Paesi in cui opera, AMREF è presente con centri sanitari e unità mobili di chirurgia, prevenzione, vaccinazione e oculistica, in grado di fornire assistenza medica alle popolazioni nomadi e rurali. Inoltre attraverso il servizio dei Flying Doctors, i "Dottori Volanti", AMREF porta regolare assistenza specialistica e chirurgica a 70 milioni d'abitanti dei villaggi più remoti, operando in 150 ospedali compresi in un raggio di 1.7 milioni di chilometri quadrati, un'area grande come l'Europa occidentale. L'impegno di AMREF nel campo della prevenzione, dell'educazione alla salute e della formazione di personale medico e paramedico locale mira sempre a generare risultati sostenibili e benefici permanenti attraverso modelli replicabili.
Fuori dall'Africa, il network internazionale di AMREF è composto da 12 sedi in Europa, Stati Uniti e Canada. Approdata nel 1987 in Italia, AMREF ha una sede centrale a Roma e una regionale a Milano. Dopo 25 anni di attività l'organizzazione è riconosciuta, tra le Istituzioni e presso la società civile, per la sua peculiarità di Ong africana, con l'impegno continuo a creare una cultura, un giudizio e una sensibilità verso l'Africa più costruttivi, paritari e consapevoli. Quasi il 90 per cento dei fondi raccolti da AMREF Italia proviene dal sostegno di privati cittadini, da eventi e manifestazioni e da collaborazioni con aziende selezionate. I sostenitori di AMREF Italia sono oltre 160mila e tra di loro figurano anche noti personaggi del mondo dell'arte, della cultura, dello spettacolo e dello sport, che contribuiscono personalmente alla crescita di AMREF con la loro testimonianza e collaborazione.
Nel 1999 AMREF ha vinto il Conrad Hilton Foundation Humanitarian Award, il prestigioso riconoscimento internazionale conferito ogni anno a un'organizzazione umanitaria non governativa che si è particolarmente distinta nell'alleviare le sofferenze umane e nel rappresentare un modello di organizzazione capace di favorire uno sviluppo reale e sostenibile. Nel 2005 AMREF ha vinto il Bill e Melinda Gates Award per la Salute Globale con questa motivazione: "AMREF è più di una delle voci dell'Africa, è un atto di coraggio, di passione, di intelligenza, di fermezza. AMREF ha imparato come migliorare veramente la salute in Africa chiedendo agli Africani cosa bisogna fare e come farlo nel modo migliore". Nel 2012 AMREF è stata insignita del World Federation of Public Health Associations Organisational Award, in riconoscimento degli eccezionali risultati conseguiti nel campo della salute pubblica.
 

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