Otober 2013. One year after.

 

 

 

 

Incipit


I grandi non capiscono mai niente da soli,
e i bambini si stancano a spiegar loro tutto ogni volta.

 

 

 

 

 

 

 


E' passato un anno dal "mestée del mes" di ottobre 2012: Paciarotta coi suoi due anni, o meglio otto, lei dice di averne tanti, ha riempito l'esistenza di suo nonno, è sole pieno nelle malinconiche brume di un autunno, stagione di vita. Ergo, il nonno, ha deciso di dedicarle, ricorrendo il secondo genetliaco, un altro "mestée del mes"(sfacciato nepotismo, ma d'altra parte il sito è mio e lo gestisco io).
Nuovi ritratti in b&w, intervallati da poesie, testi, citazioni sui bimbi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Che egli sia diverso da noi.
Che non abbia genitori, né figli, né famiglia,
né maestri, né discepoli, né casa, né rifugio.
Che non incontri conquistatori,
né condottieri, e neppure santi.
Che non conosca legge, né ordine, né patria, né religione.
Che non abbia ricchezza, né povertà, né successo,
e che non provi mai l'amarezza della vittoria,
né il rancore della sconfitta,
e nemmeno l'illusione della pace.
Che tutti gli uomini siano per lui padre, madre e figlio.
Che la mente sia il suo maestro,
ed egli stesso il suo discepolo.
Che il cielo e la terra siano per lui casa, patria e chiesa.
Che il suo ordine sia la fermezza,
e la benevolenza la sua legge.
Che l'immaginazione e il coraggio
siano la sua ricchezza e il suo potere.
Che non lasci cadere mai la sua spada,
e che la lotta sia per lui vittoria e sconfitta.
Che la gioia dell'attimo presente
sia per lui vita e morte.
Che egli non sia come noi,
e che possa credere, almeno lui,
in un mondo nuovo.


Marcello Bernardi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Voi mi dite:
Siamo stanchi di stare con i bambini.
Avete ragione.
E dite ancora:
Perché dobbiamo abbassarci al loro livello.
Abbassarci, chinarci, piegarci, raggomitolarci.
Vi sbagliate, non questo ci affatica,
ma il doverci arrampicare fino ai loro sentimenti.
Arrampicarci, allungarci, alzarci in punta di piedi, innalzarci.
Per non ferirli.


Janusz Korczack

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bambino,
se trovi l'aquilone della tua fantasia
legalo con l'intelligenza del cuore.
Vedrai sorgere giardini incantati
e tua madre diventerà una pianta
che ti coprirà con le sue foglie.
Fa delle tue mani due bianche colombe
e portino la pace ovunque
e l'ordine delle cose.
Ma prima di imparare a scrivere
guardati nell'acqua del sentimento.


Alda Merini

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Se c'è qualcosa che desideriamo cambiare nel bambino,
dovremmo prima esaminarlo bene e vedere
se non è qualcosa che faremmo meglio a cambiare in noi stessi.


Carl Gustav Jung

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E' impossibile viziare un bambino nei primi quattro mesi di vita.
Lasciare piangere un neonato non gli insegnerà a essere autonomo
più di quanto il lasciargli un pannolino sporco riuscirà ad irrobustirgli la pelle.


Harvey Karp

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In una recente trasmissione radiofonica via internet, ho sottolineato che i bambini sono i veri esperti di genitorialità. Ho aggiunto che spesso chiedo ai nuovi genitori se vorrebbero avere un esperto che viva con loro per aiutarli a capire cosa fare! Ho detto al pubblico radiofonico: "È sufficiente guardare il bambino. Se state facendo qualcosa di sbagliato, il bambino ve lo dirà. Se state facendo qualcosa di giusto, il bambino vi dirà anche quello.
I bambini sanno esattamente di cosa hanno bisogno." L'intervistatore ha efficacemente riassunto questi pensieri, aggiungendo: "Si dice che i bambini non nascono con il manuale di istruzioni, ma invece sì... il bambino è il libro!" Proprio così. È il bambino, e solo il bambino, che sa esattamente di cosa ha bisogno. Ci fornirà un riscontro immediato su tutto ciò che facciamo. Un bambino ci dirà aggrottando le sopracciglia e con le lacrime quando una sua legittima esigenza non è stata soddisfatta, e con luminosi sorrisi e coccole quando soddisfiamo i suoi bisogni in modo amorevole. Se mamma e papà riescono a riconoscere e ad abbracciare questo concetto, fare i genitori può essere molto più semplice e gioioso rispetto a quando le comunicazioni del bambino sono trattate con diffidenza e messe in discussione.
I bambini, programmati dalla natura, sanno istintivamente com'è un buon genitore. Sanno, per esempio, che il contatto fisico è un bisogno essenziale tanto quanto il nutrimento. Protestano a gran voce se li mettiamo da soli a dormire in una culla, ma si addormentano tranquillamente quando godono della sicurezza del contatto umano. Sanno che una genitorialità sensibile migliora la fiducia e il legame, e rispondono con angoscia e paura quando ignoriamo le loro grida. Sanno che l'allattamento al seno offre un'immunizzazione essenziale, nutrimento e conforto, e istintivamente trovano da soli il seno, appena pochi istanti dopo la nascita. Sanno che il latte materno cambia di consistenza in relazione alla loro età, e si svezzano naturalmente quando i loro bisogni di cura sono stati pienamente soddisfatti. Sanno di essere dipendenti dagli altri per la loro stessa sopravvivenza, e reagiscono con terrore se non riescono a vederci anche per un breve lasso di tempo. Sanno tutte queste cose e altro ancora. I genitori farebbero bene a imparare dai loro figli, invece di pensare che i bambini stiano sempre imparando da loro. I bambini sanno molte cose importanti. Quello che non possono sapere è che spesso i genitori ricevono il consiglio dannoso di ignorare le comunicazioni dei loro bambini e di non tener conto dei loro bisogni fondamentali. Questo è un esperimento pericoloso, e tutti i giornali che leggiamo descrivono i risultati a lungo termine del non fornire ai bambini un inizio compassionevole della vita.
Un bambino ha bisogno di ciò di cui ha bisogno, e se noi soddisfiamo questi bisogni, crescerà bene. Ciò non significa "rovinare", ma piuttosto fidarci che il bambino ci sta fornendo importanti informazioni sulle sue legittime esigenze, come pure fidarci del nostro istinto naturale nel voler rispondere a queste esigenze. Avendo fiducia nel nostro bambino e avendo fiducia in noi stessi, stabiliamo un legame stretto e diamo al nostro bambino la migliore opportunità per una vita sana e felice. La soluzione è così semplice, e proprio davanti ai nostri occhi. Invece di cercare di insegnare ai bambini ad accettare i comportamenti genitoriali che sono estranei alla loro stessa natura, è sufficiente che permettiamo loro di insegnarci come rispondere alla loro schietta comunicazione. Hanno così tanto da dirci, e sono gli insegnanti più diligenti ed energici al mondo. Il bambino è il libro. Leggetelo, non potrete più metterlo giù! (Jan Hunt)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non c'è al mondo un più sincero oggetto di pietà
che un bimbo terrificato da ogni occhiata,
che guarda con ansiosa incertezza i capricci di un pedagogo.


William Godwin

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'adulto si dà da fare, il bambino sta fra i piedi,
l'adulto scherza, il bambino buffoneggia,
l'adulto piange, il bambino frigna e piagnucola,
l'adulto è vivace, il bambino è irrequieto,
l'adulto è triste, il bambino è ingrugnato,
l'adulto è distratto, il bambino è tonto, sciocco,
l'adulto è sovrappensiero, il bambino è inebetito,
l'adulto fa qualcosa con lentezza, il bambino perde tempo.
Sono solo modi di dire scherzosi, ma quanto poco delicati.
Un bimbetto, un marmocchio, un moccioso, un monello:
e questo persino quando non è arrabbiato, quando vuole essere buono.
Che farci, ci siamo abituati, ma a volte questo disprezzo dispiace e irrita.


Janusz Korczack

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il pianto è un segnale provvisto dalla natura allo scopo di disturbare i genitori affinché vadano incontro ai bisogni del neonato. Ignorare il pianto di un bambino è come ignorare la sirena di un allarme antincendio perché ci dà fastidio. Il segnale è stato progettato per disturbarci così che possiamo prestare attenzione a una situazione importante.
Solo una persona sorda ignorerebbe un allarme antincendio, eppure molti genitori si fingono sordi al pianto del loro bambino. Il piangere, come il segnale d'allarme, serve a catturare la nostra attenzione così che possiamo soddisfare i bisogni importanti del bambino.
La natura non avrebbe mai dotato i bambini di un richiamo ricorrente senza una ragione. (Jan Hunt)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il bambino è un essere ragionevole,
conosce bene le esigenze,
le difficoltà e gli ostacoli della sua vita.
Non ordini dispotici,
non rigorismo e diffidente controllo,
ma un'intesa piena di tatto,
fiducia nelle sue esperienze,
collaborazione e convivenza.


Janusz Korczack

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il bambino non concepisce nemmeno alla lontana le motivazioni economiche. Sarà la società a imporgliele, instillandogli il mito del lavoro, della produttività, del guadagno. Il bambino istintivamente gioca, non produce: anche in ciò sta il suo essere radicalmente rivoluzionario. Spesso siamo noi adulti a non comprendere il significato di tutto questo, spingendo il bambino a trovare la sua "normalità" proprio sul terreno delle motivazioni economiche: è la solita storia, siamo sempre noi "adulti sociali" a voler trasformare i più piccoli in essere simili a noi. E così cominciamo a costruire il futuro suddito, schiavo, obbediente, ossequioso. Il gioco non produce, e qui sta il suo valore rivoluzionario. È per questo che sono sempre stato contrario ai giochi didattici, che vogliono essere giochi produttivi: i "veri giochi", invece, producono solo gioia e felicità. Nient'altro. (Marcello Bernardi)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dobbiamo cercare di imparare a dire:
"per piacere", "scusami" o "grazie" ai bambini,
e dirlo con lo stesso tono di voce
che utilizzeremmo con chiunque altro.
Non dobbiamo trattare un bambino come un servo
e chiedergli favori o servizi che non penseremmo di chiedere
a qualcuno della nostra stessa età.


John Holt

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Però ora ti faccio una magia, perché tu smetta di piangere,
perché troppe lacrime fanno male, anche alla testa,
perché con gli occhi appannati non vedi i colori
e se hai il naso da soffiare non senti neanche i profumi.
Faccio una magia per cancellare il dolore
e il motivo che te lo fa provare,
perché il tuo corpo ritorni a muoversi
e non sia bloccato insieme alla tua mente in quel cantuccio.
Una magia perché i singhiozzi coprono la tua voce limpida e squillante
perché quei goccioloni salati smettano di scorrere
e il tuo viso torni fresco e riposato.
Una magia perché non ti tremino più le mani
e un'altra magia per aiutarti a dormire.
Faccio una magia più grande perché tu possa sognare
e più grande ancora per dei sogni stupendi
...una magia grandissima per farti sorridere,
e una enorme per farti ridere di cuore.


Manuela