Otober 2014. Abbaccio a nonno!!!
Anche quest'anno non posso esimermi dal dedicare "el mestée" di ottobre alla principessa della Valcolla, Paciarotta per il suo nonno, che compie tre anni. Tra le foto, sempre e solo in b&n, fioriscono tiritere, sue creazioni verbali, il primo ritratto della sua mamma, brevissimi racconti in cui è protagonista.
Una spiega ritengo sia dovuta per il titolo dato al "mestée": "Abbaccio a nonno"(in braccio a nonno). E' la sua richiesta di essere presa in braccio e rimanerci, durante giretti più o meno lunghi, ballando, e talvolta anche solo gironzolando per casa. Ma l'"abbaccio a nonno" non è il classico stare in braccio: è starsene seduta sul braccio sinistro, appoggiandosi alla parte destra, postura frontale all'incedere, come se il nonno avesse un seggiolino ancorato alla pancia.
Ovvio che il nonno non aspetti altro che soddisfare appieno questa sua esigenza...
Al Girotondo.
Paciarotta ha iniziato da alcuni giorni l'asilo. Sono tre giorni la settimana dalle otto e mezza all'una pranzo compreso. Sembra che le piaccia, al mattino si alza e chiede di andare, ma la cucina pare non sia di gradimento, essendo molto selettiva nel cibo.
Oggi, dopo un mese, il nonno ha chiesto se le piaceva andare all'asilo "Girotondo" di Cagiallo, con le 4 maestre e i piccoli nuovi amici.
"No, non mi piace più. Mi sono stufata".
Risposta categorica che non lascia adito a interpretazione alcuna. D'altra parte il nonno sa che a Paciarotta le situazioni ripetitive ancorché obbligate determinano insofferenza, e che l'insofferenza è matrice di dissenso e ribellione, momenti fondamentali nel suo processo evolutivo di affermazione e autonomia ai quali ricorre abitualmente.
Come finirà? Comunque vada, il nonno sarà al suo fianco, anche se silenziosamente, perché ai vecchi non sempre è consentito condividere apertamente le scelte dei bimbi.
Io sono un cavallo e trotto, trotto,
io sono un cavallo e trotto cosi.
Io sono una farfalla e volo e volo,
io sono una farfalla e volo cosi.
Io sono un leprottino e salto, salto,
io sono un leprottino e salto cosi.
Ma quando sono stanco pian piano mi addormento,
ma quando sono stanco io dormo cosi.
Leprotto leprottino che fai tu, che fai tu,
dormi o sei sveglio perché non salti piu?!
Salta leprottino 1,2,3,
salta leprottino, vieni via con me.
"Focaccia untaaaaa!!!"
Sestri Levante. Interno notte.
Paciarotta e la sua mamma dormono nel lettone. Nel silenzio totale, o quasi, una vocina urla: "Focaccia untaaaaa!!!"
La mamma si sveglia, profondamente assonnata ha difficoltà a capire dove si trova, si gira e vede nella penombra Paciarotta seduta sul lettone con gli occhi chiusi.
Le chiede: "Giorgia amore cosa c'è??"
E lei, sempre ad occhi chiusi e sempre più forte, ripete:
"Focaccia untaaaaa!!!"
Alla mamma non rimane che alzarsi, correre in cucina, prendere la focaccia e portargliela. Paciarotta nel dormiveglia, palpebra calata, agguanta la focaccia e se la mangia tutta seduta sul lettone. Terminata, come se nulla fosse, eccola sdraiarsi e ripiombare nel sonno, con le mani tutte unte e qualche briciolina di focaccia intorno alla bocca.
Ovvero quando il sogno diventa realtà...
Il gioielliere.
"Mamma dov'è il libro che abbiamo comprato al mare?"
"Quale, amore?"
"Quello della giraffa."
"Quale della giraffa, ne hai tanti..."
"Ma si dai, quello che abbiamo comprato dal gioielliere in spiaggia"
P.S.: il gioielliere per Paciarotta era l'uomo che girava in spiaggia vendendo braccialetti, orecchini, collane, libri e quant'altro...
"Abbaccio a nonno!!"
Sestri Levante. Interno giorno.
"Andiamo a vedere i treni!"
Paciarotta ancora patellonata dalla notte, dopo essersi trangugiata sdraiata sul divano il solito lattone corretto Nesquik, ciondolando per casa, ha deciso come iniziare la giornata. Passa circa mezzora prima che si vesta a dovere, un'occhiata e un rimbrotto alla Pippa.
"Hai fatto i capricci Pippa; non vieni con me e rimani a casa!!"
Sistemata per bene la Pippa, Paciarotta corre verso la porta:
"Voglio fare l'ascensore!!!"
La casa è al IV piano senza ascensore, ma Paciarotta ha sempre e ovunque disponibile il suo ascensore personale... il nonno. E il nonno subitamente si trasforma in ascensore.
"Dai, schiaccia il bottone che scendiamo".
Paciarotta col suo ditino schiaccia sulla parete della scala un bottone virtuale: "chick't", e via sino al piano terra cantando una delle sue creazioni estemporanee: "Titti magalli tatto, titti magalli tecce".
Attraversata la strada corre sotto il porticato della chiesa, e si nasconde in attesa di mamma e nonna. Ecco la nonna, ma la mamma è rimasta a casa. Fatta la sorpresa saltando e gridando, chiede della mamma, e non appena la nonna le dice che non verrà e che saranno solo loro tre, Paciarotta si avvicina lesta al nonno e... "Abbaccio a nonno!!!" sino alla stazione... e oltre.
"Decido io!"
Colla. Interno giorno.
"Andiamo a Maglio!"
Quando c'è il nonno Paciarotta gestisce la giornata e cosa fare con l'imperativo: "Decido io". Lasciata la casa e salutati tutti si avvia col nonno verso il sentiero che, attraversando il grande bosco, porta da Colla a Maglio di Colla. L'ultima volta Paciarotta se l'è fatto camminando, ma solitamente si piazza comodamente "abbaccio a nonno" e su & giu per la montagna...
Si parla, si racconta, si canta... tante domande: le radici, le piante, i fiori, i funghi, gli uccellini, cervi e volpi che non si vedono, il lupo, la casa diroccata, le more ancora acerbe, le bacche, la casa delle api...
Ed eccoli arrivati a Maglio. Ora hanno due alternative: o andare al torrente o al parco giochi di Cugnolo.
"Decido io!!. Al parco di Cugnolo!!"
Giunti al parco, scivolo, altalena, altri giochi. Non c'è nessuno, solo Paciarotta e il nonno. Lei si arrampica sull'"altalena piatto", ci si sdraia chiedendo al nonno di cantare "In fila per tre". Il nonno spinge lentamente l'altalena e canta ad libitum, finché Paciarotta socchiude gli occhi appisolandosi dolcemente nel parco immerso nel bosco.
Presto vieni qui, ma su, non fare così,
ma non li vedi quanti altri bambini
che sono tutti come te, che stanno in fila per tre,
che sono bravi e che non piangono mai;
è il primo giorno però domani ti abituerai
e ti sembrerà una cosa normale
fare la fila per tre, risponder sempre di si
e comportarti da persona civile.
Vi insegnerò la morale, a recitar le preghiere,
ad amar la patria e la bandiera,
noi siamo un popolo di eroi e di grandi inventori
e discendiamo dagli antichi Romani,
e questa stufa che c'è basta appena per me
perciò smettetela di protestare
e non fate rumore, quando arriva il direttore
tutti in piedi e battete le mani.
Lassu sulla montagna glu, glu, glu,
bevono i sette nani glu, glu, glu,
lassu sulla montagna gnam, gnam, gnam,
mangiano i sette nani gnam, gnam, gnam,
lassu sulla montagna pum, pum, pum,
lavorano i sette nani pum, pum, pum,
lassu sulla montagna shhhhhhh, dormono i sette nani shhhhhhh,
dal nostro preasilo ciao, ciao, ciao,
salutano i sette nani ciao, ciao, ciao.
"Pensa te che robb!!"
Paciarotta quando è in Valcioccaro oltre alla stalla dei nonni, dove ci sono Biscotto, Briosche, Pannakotta, Meringa, Sophia, Gina, Nocciola, CippaLippa, Mojito, piace andare alla stalla di Michele.
La stalla di Michele è molto grande, anzi sono due stalle; lei ci va talvolta camminando, talvolta col passeggino, talvolta "abbaccio a nonno", qualche volta col trattore del nonno: come sempre decide lei... Alla stalla di Michele ci sono tante mucche, torelli, vitellini, gatti, cani e galline. Dopo averli salutati, Paciarotta si avvicina alle mangiatoie, controlla se c'è abbastanza fieno e mangime, poi raccoglie un pò dell'uno e dell'altro, li mescola accuratamente preparando la pappa giusta per mucche & torelli. Il tutto, come sua abitudine, lo fa parlando, facendo domande, cantando.
L'ultima volte c'era Michele che dava un biberon gigante a un vitellino senza mamma: Michele le ha detto che deve darglielo due volte al giorno, una volta al mattino e una al pomeriggio tardi... ma senza Nesquik.
"Pensa te che robb!!", disse seriosa guardando il vitellino ciucciante.
La palla rotola, la palla gira,
la palla dondola, di qua e di la,
mai ferma sta, mai ferma sta.
La butto in alto, la butto in basso,
con un rimbalzo, lei vien da me, da me, da me, 1,2,3.
Topoloni.
Riccioli e boccoli di Paciarotta sono stati sinora indenni da taglio cosciente, pettine e spazzola: cresciuti in anarchia assoluta, come natura crea e dispone giorno per giorno. Lei ha decretato inderogabilmente che nessuno possa mettere forbice e attrezzi d'ordine sul suo crapone.
La bimba, come taluni dicono, pare non sia molto malleabile, e questo è uno degli argomenti dove esercita siffatta inflessibilità. Occorre dire che tale idiosincrasia versus tagliaggio e pettinaggio trova comprovata ascendenza nella zucca del nonno materno, e, come noto, il DNA non è una opinione.
Lei ama rigirarsi riccioli e boccoli con le proprie dita aggrovigliandoli sino a formare quelli che chiama "topoloni", cioè nodi inestricabili. Anche su questi vige il divieto perentorio di taglio&spazzola. Ultimamente mamma ha dovuto intervenire sui "topoloni", tagliandone di volta in volta qualcuno mentre Paciarotta dorme, facendole trovare il "topolone" reciso sul cuscino, raccontando che, durante la notte, può succedere che i "topoloni" cadano da soli. Questa ineluttabile caducità notturna dei "topoloni" è stata pacificamente accettata.
C'è nel bosco una casetta, lo scoiattolo alla finestra,
vien di corsa un leprottino e bussa al porton.
Aiuto, aiuto per carità il cacciatore mi vuol sparar.
Vieni, vieni leprottino dammi il tuo zampino.
La bella lavanderina.
Paciarotta finalmente si è convinta a prendere il treno per farsi un giretto. La bimba, come dice il suo papà, è leggermente ostica, per cui l'opera di convincimento è durata diversi giorni. Ora è incontenibile: ogni giorno si deve andare alla stazione di Sestri e cogliere al volo il primo treno che ferma e che porta ai vicini paesi di levante o ponente. Oggi, con il nonno e la nonna, si va in quel di Chiavari.
Paciarotta ormai sa che se i treni vengono da una parte proseguono per Genova e se vengono dall'altra per La Spezia: è un testino fine, o come dice il nonno "un bel crapone".
Sul treno, solitamente all'ora che lo prendono ci sono pochissime persone; questo le consente di trasformare il vagone in un parco giochi: rimbalza da un sedile all'altro, cammina lungo il corridoio, si sdraia... e come sempre parla, domanda, canta.
Arrivati a Chiavari si vaga per spiagge, scivoli e altalene, sino a che, giunta l'ora della pappa, si cerca un ristorante: lei vuole la "pasta verde". Eccolo. Paciarotta entra cantando a squarciagola "La bella lavanderina". Fortunatamente è tardi, gli avventori sono pochi, salvo due tavoli: uno con quattro signore molto ben stagionate, l'altro con una signora sola di altrettanta stagionatura.
Sedutasi al tavolo, Paciarotta continua imperterrita nel canto, coinvolgendo dapprima il tavolo a quattro, poi pure il tavolo singolo. Lei canta e le gentili donzelle le fanno il coro, felici di farlo. Uno spettacolo sublime.
La bella lavanderina che lava i fazzoletti
per i poveretti della città,
e quando è stanca si alza in piedi
fa un salto, ne fa un altro
fa una giravolta ne fa un'altra volta,
guarda in su, guarda in giù,
dai un bacio a chi vuoi tu.
Colichino dove vai
se il cavallo ti butta giù dal ruscel
e poi diventi tutta bella sbirolenta...
Colichino è uno degli ultimi personaggi immaginari che Paciarotta ama crearsi; solo lei lo vede e solo lei racconta dov'è, cosa fa. L'altro giorno ha detto a mamma che è un bimbo di otto anni che ha pochi capelli, va a scuola e vive nella roccia; è tutto verde ma può cambiar colore a seconda di dove si mette, guida l'automobile e di solito, se va con loro in giro in auto, sta nel bagagliaio. Succede che a volte si aggiri per casa: "Mamma guarda, c'è Colichino!!!"
Poi ci sono Iaiaun, suo futuro figlio, e Iaiauna, la sorellina, la Sporcacciona e Collolungo, un dinobrontosauro.
In passato c'erano Cacco che nessuno ha mai capito chi e cosa fosse, Kutram e il famoso Colico Pepe; invece nei suoi disegni c'erano personaggi strani ai quali ha sempre dato nomi estemporanei ma che mamma ha scritto sui disegni: Chièl, Ucul, Tape, Tecs, Cape, Pecoptu, Tupete, Leppaplllle, Tecumdrammetto.
La mollaccia.
Quello che il nonno ama di più è veder fare a Paciarotta la "mollaccia". Lei durante la giornata tra un gioco e l'altro, sia che ci sia il papà o i nonni, si deve ritagliare momenti di effusioni con la sua mamma: le si struscia e accoccola addosso, vuole -anche se manifesta l'opposto- essere sbaciucchiata e strapazzata con risa e urla di gioia come con nessun altro. Assistere a questo vitale bisogno di fisicità di rapporto è qualcosa di meraviglioso.
Il ritratto della sua mamma
Il nonno allora le canta:
Mi chiamo Giorgia,
vengo da Colla,
sono una bimba molla.
Let's twist again.
Con Paciarotta si balla. Solitamente alla sera.
"Balliamo?!".
Non è bene comprensibile se il tono sia interrogativo o impositivo, comunque non è concepibile un rifiuto, per cui senza perder tempo si da inizio alle danze. Innanzitutto si crea l'ambiente: PC in bellavista con collegamento YouTube, spazio adeguato e "abbaccio a nonno".
Ultimamente si balla con video: Speedy Gonzales, Let's twist again, altri twist e rockettoni anni'50, un paio di boogie woogie e Il rock di Capitan Uncino. Può capitare che Paciarotta non balli "abbaccio" e balli da sola: i suoi balli sono il ballo "da corsa" o il ballo "sbirolento"...
E quando c'è da ballare, in casa si balla tutti, nessun escluso.